Biografia René Daumal |
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«Sono morto perché non ho il desiderio, non ho desiderio perché credo di possedere, credo di possedere perché non cerco di dare. Cercando di dare, si vede che non si ha niente, vedendo che non si ha niente, si cerca di dare se stessi, cercando di dare se stessi, si vede che non si è niente, vedendo che non si è niente, si desidera divenire, desiderando divenire, si vive».
In queste parole, scritte un anno esatto prima della morte, René Daumal esprimeva con limpida chiarezza l'implacabilità della sua tensione spirituale. Era, più amara e consapevole, rafforzata dall'ascesi della guerra e della malattia, la stessa "sete d'assoluto" che, qualche anno prima, nel 1930 aveva separato le vie del Grand Jeu -il movimento fondato fin dal 1922 sotto la prima denominazione di «Phrère simplistes», dai liceali Daumal, Gilbert-Lecomte, Vailland, Meyrat, cui si era aggiunto più tardi il pittore Sima- da quelle del Surrealismo di Breton che ne aveva prima «processati» gli esponenti nel 1929 per poi perentoriamente invitarli a confluire nei suoi ranghi.
Nella sua Lettre ouverte à Andrè Breton sur les rapports du surréalisme et du Grand Jeu del 1930, Daumal, senza violenza e perfino concedendo un omaggio finale alla persona di Breton, aveva esposto nettamente perché la fusione gli pareva impossibile. Non escludeva affatto la possibilità di alleanze puntuali «contro i nostri comuni nemici», ma sottolineava l'irrimediabile iato che divideva i due gruppi: l'ideologia e la pratica surrealista era severamente definita come semplice «science amusante», ma non aveva niente in comune con la «rivoluzione-rivelazione» del gruppo iniziatico che il Grand Jeu voleva essere:
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