Scrittura creativa
Fuori Tema => Cassonetto differenziato => Topic aperto da: .Mya - Marzo 12, 2011, 11:05:19
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Molti di noi scrivono, poesie o racconti.
Quando e come avete iniziato? Perchè?
A cosa vi ispirate?
:yyyhhh:
Io ho cominciato da adolescente, senza accorgermene.
Ero una ragazzina estremamente timida, non comunicavo molto. Spesso attraverso i temi parlavo del mondo visto con i miei occhi, dello stesso mondo che avevo nel cuore ma non trovavo il coraggio di portar fuori.
A volte immaginavo di dover fare un tema, così nella mente lo scrivevo. Poi mi sono resa conto che potevo tranquillamente scrivere per fatti miei, un racconto inventato, un saggio su qualcosa, e quello è stato l'inizio.
La scrittura nella mia vita ha avuto un ruolo quasi "terapeutico", aiutandomi a venir fuori dalla timidezza che mi opprimeva.
Ci sono altre cose, ma a voi la parola ;D
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Spesso perchè ho un'idea buffa in testa o per esorcizzare, distorcendola, qualcosa che m'è accaduta.
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dancingcoww
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dancingcoww
:bng: dancingcoww
;D
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dancingcoww
:bng: dancingcoww
;D
:bann:
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credo che scrivere abbia sempre una funzione terapeutica
io scrivendo sin da ragazzina mi sono salvata da un padre-padrone che mi impediva anche di pensare autonomamente... sogni e scrittura costituivano la mia realtà altra nella quale potevo essere quel che ero davvero senza limitazioni
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Cercando l’armonia e gridando la mia malinconia ho scoperto in me la scrittura. Finalmente il mio stato d’animo soltanto sentito o pensato, poteva prendere corpo attraverso quelle parole nere da scolpire sul foglio bianco, così tutto era più vero, più tangibile e destinato a rimanere ineterno anche quando il tempo, le nuove esperienze e la crescita personale avrebbero dissolto l’immediatezza di quelle prime sensazioni.
Così la scrittura, potente sì, scioglieva la malinconia, condivideva l’aggressività e la gioia, attendeva l’attesa, animava le azioni, restituendo infine l’equilibrio delle percezioni.
Ed è stata proprio la parola scritta quindi, a suggerirmi il dialogo con il mondo, scoprendolo deluso per le mie stesse aspettative e felice per i miei raggiunti successi.
Allora ho cominciato a raccontare, sicura che ciò avrebbe unito le sensazioni e diminuito la solitudine delle “autoanalisi”.
Le parole in tal modo sono venute giù a fiumi, segnando i periodi e fermandoli nel tempo. Semplici percorsi di vita, delineandosi piano piano, hanno infine definito me stessa, e da allora mi accompagno sempre alla cara amica scrittura: voce del mio animo e musica della mia vita.
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Che bello leggere le vostre piccole storie :rose:
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La mia passione per lo scrivere è nata in seconda elementare, con un'insegnate di italiano fantastica. Ci fece comprare un blocchetto per gli appunti, dove scrivevamo in brutta dei pensieri, dei racconti, delle poesie... che avessero un nesso tra loro o che fossero sparsi, e che lei ci correggeva e ci faceva battere al computer. Alla fine dell'anno le raccogliemmo e le facemmo rilegare, con una copertina disegnata da noi. Erano nati tanti libricini, alcuni divisi proprio in capitoli, altri che erano semplicemente una piccola raccolta.
All'età di 9 anni, da Roma, mi trasferii qui, a Caserta. Era tutto così diverso... le persone, il dialetto, la mentalità. La mia passione per la scrittura era una delle poche cose che non era cambiata, anche perché non mi vincolava a qualcuno. Così non ho mai mollato. Quando poi, qualche anno dopo, mi iscrissi qui, su zam, l'ispirazione, le idee, erano così tante che smettere fu impossibile.
Tra l'altro, ho sempre preferito comunicare scrivendo, piuttosto che parlando a voce. Quando scrivo, in automatico, le mie parole hanno più effetto, sono sicura che andranno a segno più di quanto non lo faccia la mia voce.
Per questo motivo ho scritto un sacco di lettere nella mia vita, salvate tutte in una cartella del computer. Alcune non le ho neanche mai consegnate, altre non hanno neanche un destinatario, altre sono solo uno sfogo, racchiudono la voglia di aprirsi a qualcuno, o di guardarmi dentro.
E' stato scrivendo che ho conosciuto me stessa.
:Ppp:
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a volte scrivo per sfogarmi e raccontarmi o mettere a fuoco delle sensazioni, a volte per rendere omaggio a certe persone che ricordo con commozione, a volte perchè mi piace inventare, ovvero la maggior parte delle volte.
Un giorno ho scoperto che sulla carta tutto era possibile ed allora ho provato ad assemblare le parole. abow
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+++++
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++++++???
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Ho sempre adorato leggere, notti insonni avvinghiata alle pagine dei libri. Poi comincia a tenere un mio diario. Al liceo lo usavo per comunicare con un'amica. Ci raccontavamo, ci spiegavamo. Solitamente scrivevo la notte, nel buio e sotto le coperte, pagine e pagine piene di parole, speranze e sogni. Ma non c'era spazio nella realtà per i sogni, nemmeno riuscivo più a leggere. Il matrimonio ed i figli hanno assorbito per anni tutte le mie energie, anche la musica m'infastidiva. Un giorno, per caso incontrai il Maestro e Margherita si risvegliò...
abow
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Ero una bambina piuttosto brava a scuola, silenziosa, rispettosa delle regole, estremamente religiosa. Poi sono arrivate le medie. La mia serenità è andata in frantumi ed è comparso il vuoto dinnanzi a me, l'incomprensibilità di ferite interne costanti, date da colui che forse solo oggi ho iniziato a comprendere. L'odio misto a compassione nei confronti di questo ragazzo più grande di me che, vista la mia fragilità e il mio aspetto pressocchè mascolino decise di ridicolizzarmi per lungo tempo, di fronte ai miei compagni, ma soprattutto di fronte ai miei stessi occhi.
La solitudine imposta, ma anche ricercata, mi ha accolta in sè, montagna a protezione. Ho iniziato a parlare da sola, scegliendo lentamente di imprimere parte di me su quei fogli, sileziosi compagni di cammino. Loro sono divenuti ormai una necessità, per quanto ora la mia vita sociale sia aumentata e la mia testa confusionaria sia in relativa pace con sè stessa. :dfg:
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cara squarcio, credo che tutto sommato scrivere sia dovutp per la maggior parte proprio alla solitudine: scrivere è un poco come parlare con se stessi, se poi altri leggono parlano con noi "stessi". :rose:
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cara squarcio, credo che tutto sommato scrivere sia dovutp per la maggior parte proprio alla solitudine: scrivere è un poco come parlare con se stessi, se poi altri leggono parlano con noi "stessi". :rose:
Credo proprio tu abbia ragione dharmas
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Prima i fastidi causati dai miei coetanei, poi il mio isolamento, i problemi in casa, allora inizia a riflettere, ma non scrivere, solo pensare.. è la cosa che mi riesce meglio, riflettere, cercare di trovare risposte, tutt'ora passo molto tempo a riflettere, credo che se tutte quelle riflessioni, invece di pensarle per poi dimenticarle, le scrivessi, sarebbero molto più utili, solo le poesie riesco a scriverle, ho bisogno di scriverle, quando ho l'ispirazione, lascio che sia la dolce musa a cercarmi, attraendomi in un tornado di emozioni, per qui per me scrivere è sì, un modo per scaricare ciò che più tengo dentro, per esprimere il mio stato, ma molte volte vince il pensiero, il dolce pensiero, che come un fiume racconta, racconta pensieri, per poi scomparire nella cascata.
Infine io ora penso, penso per cercare risposte, nell'attesa di trovarle, molte le ho già trovate, altre richiedono tempo e esperienza, in questa mia vita ancora da vivere.
Contento di aver trovato ZAM.
Il micio di Zam
Stefano.
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le nostre parole sono davvero messaggi in bottiglia lanciate in rete. Bellissima cosa, perchè vengono raccolte e considerate, creando un tessuto di intese, oltre le distanze e le età. abow
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Prima i fastidi causati dai miei coetanei, poi il mio isolamento, i problemi in casa, allora inizia a riflettere, ma non scrivere, solo pensare.. è la cosa che mi riesce meglio, riflettere, cercare di trovare risposte, tutt'ora passo molto tempo a riflettere, credo che se tutte quelle riflessioni, invece di pensarle per poi dimenticarle, le scrivessi, sarebbero molto più utili, solo le poesie riesco a scriverle, ho bisogno di scriverle, quando ho l'ispirazione, lascio che sia la dolce musa a cercarmi, attraendomi in un tornado di emozioni, per qui per me scrivere è sì, un modo per scaricare ciò che più tengo dentro, per esprimere il mio stato, ma molte volte vince il pensiero, il dolce pensiero, che come un fiume racconta, racconta pensieri, per poi scomparire nella cascata.
Infine io ora penso, penso per cercare risposte, nell'attesa di trovarle, molte le ho già trovate, altre richiedono tempo e esperienza, in questa mia vita ancora da vivere.
Contento di aver trovato ZAM.
Il micio di Zam
Stefano.
Ciao Stefano,
anch'io come te penso, rifletto e troppe volte mi lascio sfuggire questi "pezzi mancati".
Vorrei avere una macchina da scrivere nella mente così da poter produrre all'istante gli scritti e non perderli, per rileggerli e riviverli.
Io non riesco a scrivere poesie, proprio non mi viene. Solo racconti.
A volte, per cambiare, cerco di creare dei personaggi, ma un po' ci soffro perchè sono le mie storie, bene o male, parlan tutte di me, trovo così artificioso dar loro nomi diversi. :D
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Anche io sopratutto racconti, solo che mi è più facile pensarli è non scriverli, che pensarli e poi scriverli.. preferisco vivere l'emozione di quella storia all'istante piuttosto che scriverla, non ci riesco, spero di riuscirci prima o poi.. per ora mi accontento con le poesie, è i racconti li lascio scorrere nella mia mente...
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Io ho sempre scritto per " bisogno " : di far traboccare quel che sentivo, o quel che soffrivo,
quel che magari nessuno ascoltava. Chi se non l'amico foglio mi poteva accogliere?
Solitudine intima, dunque , e al tempo stesso...piacere dello scritto : si, il piacere fisico, come
argutamente e affettuosamente aveva notato il mio ex, di " vedere la scrittura uscire dalla
penna ".
Dunque nel tempo, negli anni, tanti fogli e foglietti si sono accumulati. Li imbucavo di solito
in un cassetto di cui tenevo la chiave della mia scrivania, fino a che non entrava piu' nulla, e
allora indispettita aprivo, guardavo tutti quegli stupidi fogli, mi mettevo a rileggere per
decidere quali sacrificare, rimanevo invischiata e poi infine, per disperazione, ne prendevo a
scatola chiusa una manciata e li bruciavo o facevo fare loro altra fine ignobile.
Non ho mai fatto leggere a nessuno, perche' erano cosa mia : un po' come farsi vedere nudi
da chi fra l'altro ci avrebbe visto solo la perdita di tempo rispetto alla concretezza.
Dal cassetto stipato sono passata a lasciarli fra le pagine dei libri, da cui magari emergevano
chissa' quanto tempo dopo, anche anni, e allora sgraffavo e leggevo, curiosa e a volte stupita
: ma davvero avevo pensato e provato quelle cose? Non ricordavo piu'.
Insomma, a volte e' stato come ripercorrere la mia strada all'indietro.
A volte mi sono stupita che, tanto presto, avessi cominciato a provare certe cose che poi mi
avevano definitivamente caratterizzato.
Una delle cose piu' dolci e' stato ritrovare nientemeno che bigliettini scritti alle medie per la
mia insegnante, della quale ero all'epoca " innamorata "....
Buffa perche' ero persino gelosa delle altre bambine !!
E qui chiudo, per non tediarvi oltre.
A chi la vuole, la palla.
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che bella storia! sì scrivere è fotografare i propri pensieri e stupirsi a distanza di tempo della loro sostanza. Credo che scrivere sia una specie di espansione.
E sicuramente serve a riempire certe solitudini, certi non adattamenti al mondo esterno. Forse è un poco come seminare (non coltivare) le proprie radici, mettere le basi di se stessi. Ed è vero quando parli di nudità, io non faccio leggere nulla in casa, nè agli amici, e pubblico anche poco, mi fa l'effetto che mi si possa guardare dentro e mi faccio prendere dai pudori, perchè è inevitabile che ogni rigo scritto sia il riflesso di noi stessi.
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Non mi piace pensare che scrivere discenda dalla solitudine. Forse c'è pure quella (solo gli sciocchi non si sentono soli) ma concordo con chi diceva che è un modo di guardarsi dentro. Chi ne è capace è, nello stesso tempo, più capace di empatia, di comprendere gli stati d'animo altrui. Ed è dote talmente rara che scaccia naturalmente la solitudine.
p.s. avete fatto caso, rileggendo gli interventi in questo topic, come nelle nostre leggere biografie ci sono spunti per romanzi? Vi ringrazio di cuore per tanto belle parole. R.
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bè, sì, forse non si tratta di solitudine vera e propria, ma piuttosto un momento per fermarsi a pensare e guardarsi intorno. E sì, ognuno di noi è un personaggio particolare, una storia da scrivere. abow
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Ricordiamoci che la solitudine e' prima di tutto una percezione, e comunque un fatto soggettivo.
Non importa se una persona sia concretamente sola davvero : importa come si sente o la
possono far sentire gli altri, importa se riesce o meno ad espandersi fuori di se', a comunicare
davvero. E' ovvio che non parlo di parole : tutti siamo capaci di dir parole, e tutti di prestare un
distratto orecchio. Ma se non riusciamo a condividere davvero quel che piu' ci colpisce o ci sta a
cuore, siamo soli.
Ed ecco che l'amico foglio ci offre il destro per esprimerci quando questo bisogno e' impellente
e non trova sbocco.
E grazie a Dio che spesso non lo trova o non l'ha trovato :
avremmo avuto certi poeti o pensatori, se avessero potuto riversarsi con soddisfazione sul
primo che capitava?
Se avessero potuto fare chiacchiere o lamenti, avere interlocutori concreti che ne accogliessero
( e senza afferrarla davvero ) l'intimita'?
Ve lo immaginate il Leopardi felice e beato, circondato da pacche sulla spalla?
" Dai, andiamo a berci un bicchiere, che poi ti passa. "
" Silvia? Eh, ma sai quante donne ci sono? Lasciala perdere questa Silvia, e' buona solo per i
lavori di casa!... "
" Non ti ha detto bene, eh, questa domenica? Si, lo sappiamo che ti aspettavi di piu', che ti eri
fatto tutti i tuoi castelli in aria! Ma c'e' la prossima, dai, vedrai che va meglio! E poi stai a
sognare troppo! Piedi per terra, amico mio, ti facciamo conoscere noi la donzelletta giusta.... "
" Ah, ah, ah ah !!!!!! " Risate grossolane, mentre il povero Leopardi diventa viola.
Va beh, vi grazio e me ne vado. ;)
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No, no, rimani. R.