Autore Topic: dopo la prima morte  (Letto 1540 volte)

giovanni spagnoli

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dopo la prima morte
« il: Maggio 16, 2012, 09:59:29 »
Dialoghi fra una psicoterapeuta e una diciannovenne.

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Rubio

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Re:dopo la prima morte
« Risposta #1 il: Maggio 22, 2012, 20:54:52 »
Caro Giovanni, ho letto con attenzione il tuo testo e, indubbiameonte è ben scritto, ciononostante mi sento di intervenire con qualche consiglio. Forse non dovrei, quando mi è capitato qui le reazioni sono state piccate (a me piace così, e simili). Se lo faccio, invece è perchè, come ti ho scritto senza risposta, a me piacerebbe scrivere per il teatro ma lo reputo piuttosto difficile. Il mio intervento, quindi, tocca l'aspetto drammaturgico.
La mia critica, in sintesi, si basa su due aspetti: (a) il personaggio di Sara è sovraccarico; (b) la dottoressa, di converso, sembra un'inetta. Mi spiego. A Sara succede di tutto e di più, non perchè se lo va a cercare (quello va bene), ma nell'infanzia. Gli muoiono entrambi i genitori, e ci può stare, ma non in due eventi rari, in rapida successione! (ricordati la legge che la probabilità di due eventi indipendenti è il prodotto delle probabilità), meglio farli morire insieme. Poi le nuove madri/padri e già potrebbe bastare. Il transfert col Dott. Leoni è un classico (forse un po' scontato) e ci può stare. La parte più geniale è la storia del registratore (è, per me, la parte migliore del pezzo). Gli incidenti vari ad ogni momento topico della sua vita mi sembrano un tantino eccessivi, anche perchè il tema della morte è sempre ad un passo. Bella questa sua aria trasognata, incapace di un qualche concreto passo nella vita, questo suo attaccarsi a figure di riferimento, adulte, e disdegnare i coetanei. L'inciso sulla identità sessuale, poi decaduto, è inutile e sembra spingere verso il confronto con l'amore tra le madri (l'omosessualità si acquisisce). Se vuoi mettere in evidenza i suoi dubbi fai benissimo a farlo, ma come dubbi e devi lasciargli il giusto spazio.
   Ancora qualcosa sui due psicoanalisti. I pazienti come Sara sono dei manipolatori, tendono a mettere in difficoltà il terapeuta e ad instillare in lui/lei i sensi di colpa. Questi due sembrano incapaci di contrastare il suo gioco e lei se li rigira come vuole. Ricordati che i suicidi (o aspiranti tali) sono dei violenti verso gli altri (qui il sommo Dante sbagliava, non conosceva Freud) prima che verso se stessi. La reazione finale di Sara, succo di tutto il brano, è infantile, un capriccio: tu non mi dai l'appuntamento domani e io scompaio, mi uccido, ti faccio credere che mi uccido, ...
  Credo ci si possa lavorare bene.
  Son sicuro che ti arrabbierai, lo so, anch'io sono molto permaloso; e, forse, anche questa volta mi potevo risparmiare questo commento. Il fato aveva già detto la sua: ieri l'avevo scritto e poi, non so perchè, l'ho perduto prima di postarlo. Io ci ho riprovato, vuol dire che mi meriterò il tuo disappunto. Daltronde o dicevo quello che pensavo o non dicevo niente, come spesso si fa. Non so cosa sia meglio. Un saluto. Rubio

giovanni spagnoli

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Re:dopo la prima morte
« Risposta #2 il: Maggio 23, 2012, 17:30:31 »
Caro Rubio, non mi arrabbio affatto, anche sono molto permaloso. Scrivo per il teatro ormai da quarant'anni, quindi puoi immaginare quante critiche buone, cattive, malevoli ho ricevuto. Ora, che il testo di Dopo la prima morte sia ridondante, lo riconosco. Ma, vedi, so che i registi amano alla follia tagliare i testi, adorano sforbiciare, perciò lascio spesso tutto quello che mi passa per la testa in quel momento. Non è una scusa, è la verità. So bene che il metodo di cura della Dottoressa non è professionale, ma mi serviva una spalla per Sara, per il suo quasi monologo. Sara, come quasi tutti i depressi in cura, è bugiarda, si inventa cose, altre le stravolge, altre ancora le ingigantisce per avere pietosa comprensione. Malgrado tutto l'affetto che lei dice di aver ricevuto dai suoi genitori adottivi (Quella strana coppia di lesbiche) ha continuamente bisogno di essere compresa (coccolata) ed è anche per questo che cerca uomini adulti. Non ne avevo l'intenzione, ma mi accorgo che scrivo soltanto giustificazioni al mio lavoro. D'altra parte, un  testo teatrale vive sul palcoscenico e muore su uno scaffale. E questo mio testo non è mai stato rappresentato.Sa perché? Il regista al quale l'ho sottoposto ha detto che c'è poco movimento. E questa è stata l'unica obiezione. Mah! Sono contento di aver letto la sua critica, non so se lei potrà dire altrettanto della mia risposta. In ogni caso, ci ho sempre tenuto ad avere corrispondenti attenti come lei e ci terrei che la nostra corrispondenza non finisse quì. Buona serata.

Rubio

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Re:dopo la prima morte
« Risposta #3 il: Maggio 23, 2012, 17:52:50 »
Intanto diamoci del tu. A me la risposta va benissimo. Non chiedo di meglio. E' da intendere se il suddetto regista intenda per "poco movimento" il movimento in senso letterale (in una "seduta" è un po' difficile) o un movimento in senso drammaturgico e in questo mi troverei a concordare. Il discorso su bugie, iperboli, ecc. è perfetto. Saluti
                                                             Rubio

giovanni spagnoli

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Re:dopo la prima morte
« Risposta #4 il: Maggio 24, 2012, 11:33:45 »
Quel regista intendeva poco movimento in senso assoluto. Cioè, se il teatro è gesto e parola (poi si può discutere se viene prima l'uno o l'altra) nella mia piece le parole sono tante e i gesti  pochi. Questo secondo l'esimio teatrante. Ho sempre sostenuto che la gente va a teatro per ricevere emozioni e la bravura degli interpreti sta nel creare una sorta di feeling fra palcoscenico e pubblico. Tutto ciò penso si possa ottenere anche solo con le parole (Ammetto di essere un patito del teatro di parola), ma i registi sono diventati i tiranni del teatro e chi scrive deve chinare la testa; come si dice: sottomettersi o soccombere. Ciao, alla prossima.