Ragazzo dai tratti particolari e dal volto scavato, ma dall’animo profondamente buono, Cranio, non era avvicinato da nessuno. La sua vita era costellata di tradimenti e il suo più grande desiderio era trovare qualcuno o qualche cosa che non l'avrebbe ridotto a questo supplizio. Unica compagna di strada Arcansulla, una fanciulla davvero crudele sopportata solo da Cranio e dall’unica e simpatica betulla presente in città che, non essendo altro che una pianta, non poteva replicare. La città viveva felice e radiosa nel più grande splendore. Niente era fuori posto. Tutto era così ordinato e perfetto.
Il 19 agosto del 1983 però, una ridicola maledizione si abbatté su quel paesaggio vergine e innocuo. Da un giorno all’altro tutte le persone si ritrovarono al posto della testa un frutto. Chi un casco di banane, chi un’arancia, chi un anguria, ma i più sfortunati, forse, furono coloro che si ritrovarono un grappolo di ciliegie. Arcansulla e Cranio durante la maledizione erano fuori città e non ne furono colpiti affatto. Quando vi tornarono e si trovarono di fronte quello strano spettacolo Arcansulla iniziò a ridere di gusto. Cranio osservava sconvolto e affascinato quelle persone passare, senza proferire parola. Un grosso corpo dalla testa di melone, il frutto più odiato fra tutti, attirato da quelle forti e gracchianti risa, gli si avvicinò. Li guardò con gli occhi che non aveva ed iniziò ad urlare dalla bocca assente, richiamando tutti i frutti che passeggiavano nel circondario. Una folla immensa si fece attorno ai due ragazzi. Cranio era terrorizzato, non capiva una sola parola di quello che “testa di melone” stava urlando agli altri, ma sapeva che erano in pericolo. Arcansulla, era ormai sgretolata dal ridere e additava le bizzarre persone con aria beffarda e maligna. Passarono tre minuti. La gente inferocita, li sollevò letteralmente dal suolo. Furono trasportati nella piazza centrale dove cresceva tranquilla e beata la buona betulla. Li legarono ad essa. Cranio era paralizzato dalla paura. Arcansulla rideva sempre più forte, quella era la più grande crudeltà che avesse mai visto. La testa di melone portò una fiaccola che avvicinò ai loro vestiti. Immediatamente presero fuoco. Cranio pregò la piccola betulla di spiegargli cosa stava succedendo. La cara betulla, essendo solo un albero, non rispose. Cranio guardò il cielo mentre le sue carni bruciavano. Pianse. Erano solo dei capri espiatori, anche se non centravano nulla. Erano dei mostri per gli altri, erano i colpevoli anche se non era vero. Le sue lacrime scendevano copiose. Ma mentre oramai la sua mente era così intrisa di dolore da non pensare, un ultimo barlume si accese in essa. La morte non lo avrebbe tradito, aveva sempre saputo che essa sarebbe giunta prima o poi. Lei non l’aveva tradito. Mentre le risa di Arcansulla erano ormai solo un eco lontano, la sue labbra si contorsero in un sorriso. “Grazie” disse e vennero avvolti dalle fiamme.