Biografia Latifa |
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Latifa nata a Kabul nel 1980. La sua un famiglia della media borghesia afgana, colta e benestante. Ultima di cinque figli, la sua pi grande aspirazione di adolescente quella di diventare giornalista. Come molte coetanee occidentali, dopo la scuola ama frequentare gli amici, leggere un buon libro, fare un p di sport, andare al cinema: una ragazza allegra, piena di gioia di vivere.
Poi, il 27 settembre 1996, la fine di tutto.
La setta fondamentalista islamica dei talebani, con un colpo di Stato prende il potere in Afghanistan. Le strade si svuotano. Il telefono non suona pi. La radio tace.
Improvvisamente anche le cose pi normali per una ragazza di sedici anni diventano proibite: cancellato il suo diritto a studiare, a lavorare, a uscire senza la scorta di un parente maschio. Cancellata addirittura la sua identit, con l'obbligo di indossare il "chadri", abito-armatura che la imprigiona dalla testa ai piedi trasformandola in un fantasma. Ovviamente non la sola. I talebani cominciano ben presto a emanare editti che se non fossero drammaticamente reali sembrerebbero usciti da un incubo medievale: le donne non possono pi lavorare, andare a scuola, frequentare bagni pubblici, calzare scarpe che facciano il minimo rumore, ridere ad alta voce, incontrarsi in occasioni di festa, affacciarsi alle finestre, nemmeno essere ritratte in fotografia. Non possono essere assistite da un medico di sesso maschile. E allo stesso modo anche a sua madre, una ginecologa, vietato visitare pazienti.
Ben presto, all'incredulit si sostituisce la paura. In una delle rare passeggiate in citt, Latifa testimone diretta di una scena agghiacciante: una ragazza della sua et viene picchiata a sangue, linciata senza alcuna possibilit di difendersi. La sua colpa? Indossare scarpe bianche, il colore della bandiera talebana, appena visibili sotto il chadri. Spaventata, umiliata, insultata, obbligata a vivere reclusa, Latifa inizia la sua piccola, disperata battaglia organizzando una specie di scuola clandestina fra le mura di casa: i rischi sono altissimi - se scoperta, verrebbe condannata a morte - e lei sa che poco pu cambiare, ma insegnare restituisce un p di senso alla sua vita.
Una vita senza volto e senza futuro, proibita, violentata, racchiusa in un bozzolo di stoffa. Fino al maggio del 2001, quando, con l'aiuto decisivo del periodico parigino Elle, riesce a fuggire e trova rifugio in Francia.
In Viso negato Latifa racconta la sua perdita dell'innocenza, ma anche la voglia di guardare avanti con speranza, attraverso le maglie sempre pi strette del chadri.
Questa la sua storia. La storia straordinaria di una giovane donna afgana come tante, terrorizzate e oppresse nel nome di un Allah che forse non ha mai voluto ci che i talebani impongono come parola di Dio.
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