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Biografia Nicolai Hartmann
Nicolai Hartmann
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Nicolaj Hartmann (1882-1950) Nato il 22 febbraio 1882 a Riga, Nicolai Hartmann apprese fin dalla giovane età l’amore per la musica e l’astronomia, trasmessogli dal padre Carl August (1848-1890), il quale tuttavia morì quando il figlio era ancora un bambino. Il periodo storico in cui H. trascorse la propria infanzia fu per la Livania (di cui Riga era capitale) estremamente complesso, in quanto le famiglie baltiche di lingua tedesca (tra cui la famiglia Hartmann) furono condotte verso una slavizzazione forzata; per questa ragione l’istruzione elementare di H. venne inevitabilmente conseguita presso una scuola russa. Nel 1897 egli riuscì tuttavia ad iscriversi ad un ginnasio di lingua tedesca a San Pietroburgo, anche grazie alla sua attività di precettore, che lo rese parzialmente autonomo dalle finanze familiari. Nel 1902 H. si iscrisse alla facoltà di medicina a Dorpart, ma pur avendo acquisito in tale studio numerose conoscenze in ambito scientifico, non completò gli studi medici, indirizzandosi piuttosto verso l’approfondimento della filosofia e della cultura classica a San Pietroburgo. La prima formazione filosofica di H. era pervasa da elementi realistici e neokantiani, e fu probabilmente per il desiderio di inoltrarsi con maggiore profondità in questi studi che decise, nel 1905, di trasferirsi all’Università di Marburgo, dove incontrò la filosofia di Hermann Cohen e Paul Natorp. Nel 1907 vi si laureò con una tesi su Il problema dell’essere nella filosofia greca prima di Platone (1907). Due anni dopo, sotto la guida di Natorp, conseguì l’abilitazione all’insegnamento universitario con una tesi su I principi filosofici della matematica in Proclo Diadoco. Nel 1911 H. si congiunse in matrimonio con Alice Stephanitz, dedicandosi molto alla vita familiare, dalla quale, nel 1912, riceverà la gioia di una figlia, cui diede il nome di Dagmar. Da questo momento gli interessi filosofici di H. cominciarono ad allontanarsi progressivamente dagli orientamenti neokantiani e si indirizzarono parallelamente verso il realismo e la fenomenologia, in particolare grazie ad uno scambio epistolare con Alexius Meinong (a questo periodo risalgono I fondamenti filosofici della biologia e Formazione sistematica e idealismo, entrambi pubblicati nel 1912). Tuttavia alla fenomenologia H. attribuiva un’importanza soltanto parziale, andandosi convincendo col tempo che l’approccio fenomenologico, sebbene importantissimo, costituisse soltanto il primo stadio dell’analisi filosofica (alla fenomenologia seguono, secondo H., l’aporetica e la teoria, ossia la problematizzazione del dato ricavato per via fenomenologia, e il tentativo della sua risoluzione). Certamente è da ritenersi essenziale l’aspetto descrittivo, in quanto fornisce i contenuti al pensiero, ma non sufficiente, dal momento che tali contenuti debbono essere ampiamente problematizzati, sottraendoli alla fenomenologia per assegnarli all’ aporetica. La dura parentesi della Prima guerra mondiale allontanò il nostro autore dalla filosofia, ma lo pose al centro di avvenimenti storici di grande rilievo, come la pace di Brest Litovsk del 1918, che lo vide partecipare alle trattative, in quanto ricopriva ruoli di prestigio nell’esercito tedesco. Nel 1922 gli venne assegnata la cattedra di Natorp, ma già dall’anno precedente, H. aveva dato inizio al suo lungo percorso di costruzione di una grande teoria ontologica, con il volume sui Principi di una metafisica della conoscenza, e nel 1924 ribadì questa nuova intenzione filosofica con lo scritto su Com’è possibile l’ontologia critica? L’allontanamento dal neokantismo non potè avvenire se non a partire dal problema gnoseologico, di cui si interessano per l’appunto i due scritti sopra citati, ma al tempo stesso egli sapeva benissimo che occorreva fare i conti con la grande tradizione dell’idealismo tedesco; ed è questo lo spirito profondo che animò la stesura de La filosofia dell’idealismo tedesco (1923). Nei suoi anni di insegnamento a Marburgo H. favorì l’insediamento in quell’Università di Martin Heidegger nel 1923, confidando invano in una possibile collaborazione per una rivalutazione dell’ontologia; ma i rapporti tra i due non furono mai costruttivi, o anzi, furono addirittura ridotti al minimo possibile, in parte per le profonde differenze teoriche, ma anche per una curiosa combinazione pratica: Heidegger era solito alzarsi prestissimo la mattina e terminare la propria giornata di lavoro proprio quando iniziava quella di Hartmann, che invece amava lavorare nel cuore della notte (per questa particolare situazione gli studenti marburghesi scherzavano parlando di una philosophia perennis ). Gli allievi di Heidegger in particolare, non lesinavano attacchi contro la filosofia di H., sino a giungere alla totale mancanza di riguardo, il che spinse Hartmann ad accettare l’invito di Max Scheler presso l’Università di Colonia, dove si trasferì nel 1925. Un anno dopo venne pubblicata l’Etica, mentre l’autore lavorava alla stesura del secondo volume de La filosofia dell’idealismo tedesco (pubblicata poi nel 1929). Nel 1931 H. accettò la cattedra che era stata di Humboldt a Berlino (cattedra che era però stata rifiutata da Heidegger), e negli anni in cui la occupò si dedico pienamente allo sviluppo del suo sistema ontologico, tradottosi in una serie di opere voluminose e di ampio respiro: la prima è Il problema dell’essere spirituale (1933), in cui H., connettendosi idealmente al concetto di “spirito oggettivo” hegeliano, lo rifonda nel suo complesso, liberandolo dall’impostazione idealistica, e osservandolo dal punto di vista dell’ontologia. Due anni dopo venne pubblicata La fondazione dell’ontologia, nella quale H. espone una teoria generale dell’essere, che nel 1938 si allarga alle categorie modali con il volume Possibilità ed effettualità. Nel 1940, la teoria ontologica hartmanniana trovò la sua articolazione categoriale con La costruzione del mondo reale, opera di estrema importanza per comprendere il senso della concezione “stratificata” del mondo reale. Il lavoro che invece si inoltra nei meandri delle categorie “speciali”, del mondo organico e di quello inorganico, è la Filosofia della Natura, che venne pubblicato nel 1950, pur risalendo al 1942 (in questo stesso anno fu invece pubblicato lo scritto Nuove vie dell’ontologia, con un impianto riassuntivo di quanto conseguito dall’ontologia critica). Il nazismo, la guerra e i bombardamenti di Berlino non distolsero H. dai propri studi; infatti, chiuso nella sua casa a Potsdam, egli scrisse un’opera di grande rilievo, l’ Estetica, che fu poi pubblicata postuma nel 1953. Alla fine della guerra H. si trasferì all’Università di Gottinga, e in questa città morì a seguito di un infarto il 9 ottobre 1950, e molti dei suoi scritti minori furono poi pubblicati dai suoi allievi nel corso del decennio successivo. di Carlo Scognamiglio

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