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Biografia Claude Lévi Strauss
Claude Lévi Strauss
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Claude Lévi-Strauss (Bruxelles, 28 novembre 1908) è un grande antropologo francese. Egli ha applicato il metodo di indagine strutturalista agli studi antropologici.

Claude Lévi-Strauss nasce a Bruxelles ma si trasferisce presto con la famiglia a Parigi dove suo padre lavorava come ritrattista e pertanto la sua formazione culturale avviene nel clima intellettuale parigino.

Studia legge e filosofia alla Sorbona di Parigi non concludendo gli studi in legge, ma laureandosi in filosofia nel 1931.

Inizia ad insegnare in un liceo di provincia condividendo questa sua esperienza con Maurice Merleau-Ponty e con Simone de Beauvoir.

Le sue posizioni filosofiche sono molto critiche nei confronti delle tendenze idealiste e spiritualistiche della filosofia francese del periodo fra le due guerre, soprattutto perché egli riconosce in se stesso un'esigenza di concretezza che lo porta verso direzioni completamente nuove.

Egli scopre presto nelle scienze umane, in particolare nella sociologia e nell'etnologia, la possibilità di costruire un discorso più concreto e innovatore sull'uomo.

Decisivo fu per Lévi-Strauss l'incontro con Paul Rivet, che conobbe in occasione dell'esposizione di Jacques Soustelle al Museo Etnografico, e con Marcel Mauss del quale fu allievo.

Egli rimane affascinato dal forte senso del concreto che scaturisce dall'insegnamento di Mauss e dal metodo che egli utilizza per spiegare e analizzare i riti e i miti primitivi.

Nel 1935 viene offerto a Lévi-Strauss di andare ad insegnare sociologia a San Paolo in Brasile, dove una missione culturale francese aveva avuto l'incarico di fondare l'università. Questa sarà l'occasione per conoscere un mondo completamente diverso da quello europeo ma soprattutto per entrare in contatto con le popolazioni indie del Brasile che diventeranno l'oggetto delle sue ricerche sul campo.

Il suo esordio nel campo dell'antropologia avviene gradualmente. Nei primi tempi, quando è libero dagli impegni universitari, compie brevi visite nell'interno del paese. Organizza poi una spedizione, della durata di qualche mese, tra i Bororo e infine una missione, che durerà un anno, nel Mato Grosso e nella foresta amazzonica dove incontrerà "i veri selvaggi", cioè le popolazioni meno acculturate e nello stesso tempo più interessanti.

L'analisi di queste esperienze di antropologo sul terreno si trovano in Tristi Tropici, un'opera pubblicata nel 1955

Tornato in Francia nel 1939 viene mobilitato allo scoppio della seconda guerra mondiale ma nel 1941, subito dopo l'armistizio, a causa delle persecuzioni contro gli ebrei, è costretto a fuggire e riesce ad imbarcarsi per gli Stati Uniti.

A New York conosce e inizia a frequentare molti altri intellettuali emigrati e ad insegnare presso "La Nuova Scuola per le Ricerche Sociali".

Insieme a Jacques Maritain, Henri Focillon e Roman Jakobson, egli è considerato uno dei fondatori dell'École Libre des Hautes Études, una specie di università-in-esilio per accademici francesi.

Gli anni trascorsi a New York sono per Lévi-Strauss molto importanti per la sua formazione. La sua relazione con il linguista Jakobson gli è d'aiuto per mettere a punto il suo metodo di indagine strutturalista. (Jakobson e Lévi-Strauss sono infatti considerati le figure centrali dello strutturalismo).

Lévi-Strauss è anche considerato, insieme a Franz Boas, uno degli esponenti maggiori della antropologia Americana. Insegna questa disciplina presso la Columbia University a New York e il suo lavoro gli fa ottenere un titolo che gli servirà per essere accettato con facilità negli Stati Uniti.

Nel 1948 Lévi-Strauss ritorna a Parigi e in quell'anno consegue il suo dottorato alla Sorbona con una tesi maggiore e una minore, come era tradizione in Francia, dal titolo "La famiglia e la vita sociale degli Indiani Nambikwara" (The Family and Social Life of the Nambikwara Indians) e le "Le strutture elementari della parentela" ( The Elementary Structures of Kinship).

The Elementary Structures of Kinship viene pubblicata l'anno seguente e immediatamente considerato uno degli studi più importanti di antropologia sui rapporti di parentela fino a quel momento effettuati.

Già Emile Durkein, aveva pubblicato un famoso studio, dal titolo Forme elementari della vita religiosa, frutto di una analisi su come i popoli organizzano le loro famiglie esaminando le strutture logiche che vengono a formarsi nelle relazioni tra i vari componenti.

Mentre, tra gli antropologi inglesi, Alfred Reginald Radcliffe-Brown sosteneva che la parentela era basata sulla discendenza da un comune antenato, Lévi-Strauss sostiene che la parentela era basata sull'alleanza tra due famiglie che si viene a creare quando una donna proveniente da un gruppo sposa un uomo appartenente ad un altro gruppo.

Tra gli anni 1940 e 1950 Lévi-Strauss continua le sue pubblicazioni e ottiene sempre maggior successo.

Al suo ritorno in Francia lavora come amministratore della CNRS, al Musée de l'Homme e in seguito all'École Pratique des Hautes Études, alla sezione di 'Religious Sciences', sezione precedentemente fondata da Marcel Mauss e rinominata "Comparativie Religion of Non-Literate Peoples".

Lévi-Strauss era conosciuto nei circoli accademici ma, nel 1955, con la pubblicazione della sua opera "Tristes Tropiques" egli viene considerato uno dei migliori intellettuali francesi.

Tristi Tropici è essenzialmente un diario di viaggio nel quale egli annota le sue impressioni, frammiste a una serie di geniali considerazioni sul mondo primitivo amazzonico, che risalgono al periodo intorno al 1930 quando egli espatriò dalla Francia.

L'opera di Lévi-Strauss viene presa in considerazione dall'organizzazione del Premio Goncourt, ma viene rifiutata con la giustificazione che "Tristes Tropiques" era una "non-fiction".

Nel 1959 Lévi-Strauss diventa titolare della cattedra di Antropologia sociale presso il Collège de France.

Dopo qualche tempo egli pubblica "Structural Anthropology" che comprendeva una collezione dei suoi saggi con esempi e teorie strutturaliste.

In quel periodo egli sviluppa un programma che comprende una serie di organizzazioni, come un Laboratory for Social Anthropology e un nuovo giornale, l'Homme, per poter pubblicare i risultati delle sue ricerche.

Nel 1962 Lévi-Strauss pubblica quello che per molti venne ritenuto il suo più importante lavoro, "Pensée Sauvage".

Nella prima parte del libro viene delineata la teoria della cultura della mente e nella seconda parte questo concetto si espande alla teoria del cambiamento sociale.

Questa seconda parte del libro coinvolgerà Lévi-Strauss in un acceso dibattito con Jean-Paul Sartre riguardo la natura della libertà umana.

Ormai diventato una celebrità, Lévi-Strauss trascorre la seconda metà degli anni sessanta alla realizzazione di un grande progetto, i quattro volumi di studi dal titolo Mythologiques.

In esso, Levi-Strauss analizza tutte le variazioni dei gruppi del Nord America e del Circolo Artico esaminando, con una metodologia tipicamente strutturalista, le relazioni di parentela tra i vari elementi.

Nel 1971, Lévi-Strauss completa l'ultimo volume di Mythologique e nel 1973 viene eletto dall'Académie Française, uno dei più grandi onori per un intellettuale francese.

Egli è anche membro dell'American Academy of Arts and Letters. Nel 1973 ha ricevuto l'Erasmus Prize, nel 2003 il Meister-Eckhart-Prize per Filosofia e ha ricevuto la laurea ad honoris dalle Università di Oxford, di Harvard e dall'Università della Columbia. Egli è anche stato onorato della Croce d'onore, e gli è stato attribuito il merito di Commandeur de l'ordre national du Mérite e di Commandeur des Arts et des Lettres. Pur essendosi ormai ritirato egli continua a pubblicare occasionalmente meditazioni sull'arte, sulla musica e sulla poesia, e se intervistato racconta le reminiscenze della sua vita.

Da wikipedia

Claude Lévi-Strauss – Lo Strutturalismo

Di Silvia Iannello



L’antropologo sociale e filosofo francese Claude Lévi-Strauss fu un importante esponente dello Strutturalismo. In polemica con l’impostazione storico-evolutiva dell’antropologia, ha studiato il rapporto tra Natura e Cultura analizzando alcuni fondamentali sistemi culturali, ridotti all’essenziale e astratti dal contesto storico (scrisse: «L’antropologo rispetta la storia, pur non assegnandole il valore che le spetta»). Si occupò della parentela (intesa come l’insieme di quei riconosciuti rapporti di sangue, o meglio di matrimonio, che in una cultura formano le basi dell’organizzazione sociale), del Totemismo e dei miti e riti primitivi (relazioni d’ordine religioso); tutti questi sistemi culturali erano considerati alla luce delle relazioni strutturali esistenti tra i loro elementi. Mediante processi di scomposizione e di formalizzazione delle diverse culture, riuscì ad enucleare alcuni principi strutturali di significato universale. Egli vedeva le culture come sistemi di comunicazione di carattere simbolico e formale, per interpretare i quali - influenzato dal lavoro del linguista e filologo russo Roman Jakobson - aveva costruito dei modelli basati sia sulla linguistica strutturale e sulla fonematica (scrisse: «Il linguaggio è una forma della ragione umana, con una sua logica interna della quale gli uomini non conoscono nulla»), sia sulla cibernetica. Tutte le forme di vita sociale rappresentano l’operazione di leggi che regolano le attività innate e universali del pensiero: l’attività inconscia dell’uomo consiste nel dare una forma a un contenuto, e le forme sono in fondo identiche per tutti gli uomini mentre non lo sono i contenuti. In ciò, Lévi-Strauss si poneva in polemica con la teoria dell’inconscio collettivo dello psicanalista svizzero Carl Gustav Jung (1875-1961), che accanto all’inconscio individuale sosteneva un inconscio collettivo ancestrale che si manifesterebbe chiaramente nei sogni. Per Lévi-Strauss «Lo scienziato non è l’uomo che fornisce le vere risposte ma quello che pone le vere domande» e «L’antropologo è l’astronomo delle scienze sociali, che s’incarica di scoprire il significato comune di fenomeni molto diversi».
Lo Strutturalismo e i classici di antropologia strutturale di Claude Lévi-Strauss hanno influenzato certamente la scienza, la filosofia e la letteratura del 20° secolo, e senza di lui non avremmo avuto la “Nouvelle Critique”.
Disincantato sull’attuale evoluzione dell’umanità, è stato considerato in Francia come l’erede di Jean-Jacques Rousseau (del quale egli stesso si dichiarò discepolo), che in modo pessimista vedeva nella società un luogo dispersivo di snaturamento, capace di creare disarmonia tra l’Uomo e la Natura. Anche per Lévi-Strauss, l’uomo è sia un essere naturale che un essere culturale che vive nella società, ma ciò che è naturale è proprio quel che è universale mentre ciò che è culturale dipende dalla norma (e l’uomo è il solo essere che s’impone delle norme). Esiste, pertanto, una sorta di contrapposizione tra Natura e Cultura e per Lévi- Strauss «Le società primitive espongono, forse meglio delle società più complesse, le risorse intime di ogni vita sociale ed alcune delle sue condizioni che possiamo tenere per essenziali».

Di Silvia Iannello


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