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Recensione Lalla Romano

Lalla Romano

Dall'ombra

le prime pagine
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Ragguaglio


Un ragguaglio è indispensabile. L'informazione più urgente riguarda l'immagine di copertina. La posizione - l'assembramento - delle figure è chiaramente dovuta non alla scelta delle persone ritratte, né tanto meno è casuale, spontanea. L'insieme è una composizione voluta del fotografo. Doveva essere celebrativa di un avvenimento importante. E infatti quella foto di gruppo fu eseguita per celebrare la licenza del ginnasio superiore (quinta ginnasio) nel 1921, a Cuneo. (Il ginnasio allora cominciava subito dopo la quarta elementare). Il fotografo era il migliore della città, di gusto torinese. Un giudizio disinteressato non può che essere positivo: ma io ho interessi esclusivi e non la amo.
L'ho scelta per la copertina di questo libro perché vi si ritrovano alcune protagoniste. Le due figure estreme: a sinistra Zoe Sappa, a destra io stessa. (Ho portato sciolte sul petto le mie brevi trecce fino al matrimonio, e oltre). Alcune figure non interessano, anzi disturbano. Sono presenti cioè nell'immagine anche compagne di scuola delle quali non mi interessa parlare. È un inconveniente, ma non tale da dover escludere l'immagine e la sua testimonianza d'epoca.
Elencherò, per il lettore anche osservatore di volti, le nostre posizioni. Comincerò da sinistra. In alto: Zoe Sappa, Lina Campana e Maria Daviso, Clarice Santini (di lei non parlo), io. Ancora da sinistra, in seconda fila: Emilia Piglione (non ne parlo), Giuliana Campana, Ester Balzarini, Margherita Casetta.

Il progetto in origine - per questo libro - era stato quello di dar vita alla mia "età di mezzo", tra l'infanzia (La penombra che abbiamo attraversato) e la giovinezza (Una giovinezza inventata): quell'età che si usa chiamare adolescenza. Avevo composto i due primi capitoli, quando irruppe nella mia esistenza l'essere che chiamai prima "l'ospite", in seguito "inseparabile". Era il 1970.
Dall'evento sortì un racconto filosofico, L'ospite, pubblicato nel 1973. In seguito all'Einaudi fu scambiato per un libro per ragazzi: difatti esiste in commercio ormai solo l'edizione annotata nella collana "Letture per la scuola media". Invece celebrava l'ingresso nella vecchiaia (diventare nonni). Pasolini, in una memorabile recensione, lo capì: ne mise in risalto la densità di pensiero e la novità della scrittura. E concluse: "Il libro è scritto in una lingua pura, eletta e selettiva...: lo spirito, un certo spirito che presiede alla lingua della poesia, presiede a questo breve romanzo in prosa, fatto come di brevi lasse, leggere e assolute".
Quei due capitoli formano la seconda parte di questo libro: La casa agli Orti e La cucina. Era dunque l'inizio della mia "età di mezzo". Compaiono qui, come antefatto, con qualche minima variante nei titoli e nel testo rispetto alla precedente pubblicazione in Un sogno del Nord (1989).

Avevo ripreso questo progetto all'inizio degli anni Ottanta, dopo Inseparabile (1981); quando Giulio Einaudi, con uno stratagemma, mi costrinse a tradurre L'éducation sentimentale di Flaubert, che uscì nella "sua" collana "Scrittori tradotti da scrittori" nel 1984, dopo un anno e mezzo di mia esclusiva dedizione. Poi la vita prese altre pieghe, con altri libri...
Ma Cesare Segre, cuneese come me, sempre mi raccomandava: "Devi scrivere il libro degli anni di Cuneo"...
Forse Dall'ombra vorrebbe colmare quella lacuna.

Ed ecco la seconda informazione per il lettore. La prima parte del libro consta di "pezzi" sciolti, in quanto autosufficienti sia per la forma che per il senso, ma visti o meglio sentiti come affini: nel modo un po' subdolo di rifarsi sempre a qualcosa di preciso, anche se inafferrabile.
"Dall'ombra" escono vite (persone) che ho in qualche modo amato, che mi hanno offerto un aspetto misterioso ma intensamente espressivo della segreta forza delle nostre vite. Tutte "dall'ombra", comunque, della loro vita defunta.
La figure e la loro storia, o parvenza di essa, appartengono all'irrevocabile segreto del passato, ma tutte ho sentito emblematiche di qualcosa di noi, del nostro tempo.


© 1999, Giulio Einaudi editore

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