Recensione Gilles Deleuze Logica del senso - recensione
In breve
A ottant’anni dalla nascita e a dieci dalla scomparsa, la riproposta di un grande classico del filosofo francese.
Il libro
Lewis Carroll, gli stoici, Lévi-Strauss, Lacan, Nietzsche, Fitzgerald, Artaud… Attraverso la filosofia, la letteratura, la psicoanalisi, Gilles Deleuze compie una ricognizione acuta e gaia tra i paradossi che formano la teoria del senso e le varie celebrazioni delle nozze tra il linguaggio e l’inconscio. Non ci si sbarazza dei paradossi dicendo che sono più degni di Carroll che non della logica: bisognerebbe essere troppo “semplici” – afferma Deleuze – per credere che il pensiero sia un atto semplice, chiaro a se stesso, che non pone in gioco tutte le potenze dell’inconscio e del non senso dell’inconscio. Apparso nel 1969, Logica del senso è una delle opere teoreticamente fondamentali del pensiero di Deleuze. Ricca di spunti e di idee in un arco di temi e di campi amplissimo, si presta a diversi interessi e interpretazioni: è insieme un omaggio a Carroll e una sua lettura esemplare; è il luogo di nascita di quella critica della psicoanalisi che culminerà nell’Anti-Edipo; è infine un intreccio di ricerche nella storia della filosofia (da Platone agli stoici, da Leibniz a Nietzsche), appassionante per il costante rimando alle problematiche più vive e aperte del pensiero contemporaneo.
Approfondimento
“Presentiamo qui una serie di paradossi che formano la teoria del senso. Che tale teoria sia inscindibile dai paradossi è facilmente spiegabile: il senso è un’entità inesistente, che ha rapporti molto particolari anche con il non senso. Il posto privilegiato di Carroll deriva dal fatto che compie la prima grande somma, la prima grande messinscena dei paradossi del senso, a volte raccogliendoli, a volte rinnovandoli, a volte inventandoli, a volte preparandoli.”
Gilles Deleuze
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