Biografia Gerrit Kouwenaar |
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Gerrit Kouwenaar (Amsterdam, 1923–2014) è stato un poeta, prosatore, traduttore e giornalista olandese, legato al movimento letterario degli "anni Cinquanta".
Durante la Seconda Guerra Mondiale debuttò con pubblicazioni clandestine e fu arrestato nel 1943 per possesso di materiale illegale; dopo un duro interrogatorio, fu condannato a sei mesi di carcere e poi rilasciato. Dal 1945 al 1950 fu direttore artistico del quotidiano "De Waarheid", poi collaborò con varie riviste e fu attivo nel mondo letterario e artistico olandese, anche nel gruppo Cobra.
All'inizio fu un poeta impegnato politicamente, poi si concentrò sulla sperimentazione linguistica, cercando una poesia autonoma. Una sua poesia è scolpita su un muro di Amsterdam.
Tradusse numerosi testi teatrali, tra cui opere di Brecht, Sartre, Pinter e Tennessee Williams. Era fratello del pittore David Kouwenaar e fu sposato con la poetessa Tientje Louw. Morì a 91 anni e fu sepolto a Zorgvlied.
Gerrit Kouwenaar divenne una delle voci più emblematiche della poesia olandese del dopoguerra. Poeta, paroliere, e intellettuale schivo, visse la parola scritta come un artigiano ossessionato dalla precisione, cercando nella lingua non un gioco, ma un mezzo per "solidificare qualcosa", per trattenere l’essenziale ed eliminare il superfluo.
La sua poetica si fondava su un’analisi consapevole del linguaggio: la poesia, per Kouwenaar, non era un flusso spontaneo, ma un oggetto scolpito, un “modello della realtà”, da mettere sul tavolo, come si farebbe con una fotografia che cattura la luce di un istante ormai scomparso. Scrivere per lui era un modo per “resistere alla morte”, per conservare esperienze cruciali come una notte in prigione o un primo amore, non in forma aneddotica ma come materia compressa in versi.
Negli anni Cinquanta fece parte di un gruppo informale di poeti – tra cui Lucebert e Simon Vinkenoog – uniti dal desiderio di rinnovare la poesia olandese dopo il crollo del mondo causato dalla guerra. Ma nonostante l’affinità iniziale, prese presto le distanze, rivendicando la propria solitudine artistica: “Ciò che ci divide è più grande di ciò che ci unisce”, dichiarò, non senza una certa ironia.
Schivo e ironico, diffidava delle mitologie letterarie. Non amava i ritratti d’atmosfera, né le descrizioni inutili. Quando un’intervista giovanile osò menzionare le bottiglie vuote di gin nel suo studio, protestò: “Non aggiunge nulla”. Preferiva che il lettore lo incontrasse nei suoi testi, dove le parole non fingono ma modellano la realtà.
La sua raccolta "Today, un album fotografico" racchiude in forma lirica ciò che il tempo distrugge: “istantanee” dell’esistenza, memorie rese tangibili. In lui c’era il desiderio di andare oltre l’apparenza, oltre la voce, oltre il ricordo: per Kouwenaar, la poesia non era altro che “la poesia come cosa”.
Negli ultimi anni si fece sempre più ritroso. Rifiutò ulteriori comunicazioni, dichiarando: “Ho letteralmente gli occhi spalancati. Se hai altri obiettivi, saltami”. Ma anche nel silenzio, restava vigile, pronto a riconoscere nell’interlocutore un barlume di autentica ricerca.
Gerrit Kouwenaar morì nel 2014, ma le sue poesie – oggetti vivi, luci impresse su carta – continuano a pulsare come fotografie in bianco e nero: mute, ma intensamente presenti.
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