| Biografia Lucy Sante |
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Lucy Sante (nata il 25 maggio 1954 a Verviers, Belgio) è una scrittrice, critica e artista statunitense di origine belga. Emigrata negli Stati Uniti da bambina, ha studiato alla Regis High School e alla Columbia University. Ha iniziato la sua carriera alla "New York Review of Books", dove è diventata una collaboratrice regolare scrivendo di cultura, arte, e libri.
È autrice di numerosi libri, tra cui "Low Life" (1991), "The Factory of Facts" (1998), "The Other Paris" (2015) e "I Heard Her Call My Name" (2024), memoir sulla sua transizione di genere. Ha anche lavorato come traduttrice, curatrice editoriale e consulente storica per il film "Gangs of New York".
Ha insegnato per 24 anni al Bard College prima di andare in pensione nel 2023. Nel 2021 ha annunciato pubblicamente la sua transizione di genere, raccontata poi nel memoir del 2024, selezionato tra i dieci migliori libri dell’anno dal "New York Times". È stata sposata due volte e ha un figlio.
Lucy Sante è una delle voci più originali e incisive della saggistica contemporanea americana e ha saputo raccontare come pochi altri le pieghe oscure e affascinanti della storia sociale e culturale americana, in particolare quella urbana. Conosciuta per il suo stile preciso, lirico e profondamente umano, Sante ha pubblicato numerosi libri, tra cui il classico moderno "Low Life" (1991), frutto anche di ricerche condotte presso la New York Society Library, e altri titoli fondamentali come "Evidence", "Kill All Your Darlings", "The Factory of Facts", "Folk Photography" e "The Other Paris".
Ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui un Whiting Writers Award, un premio letterario dall’American Academy of Arts and Letters, un Grammy Award per le note dell’album dell’"Anthology of American Folk Music", un Infinity Award dall’International Center of Photography, e borse di studio dalla Guggenheim Foundation e dal Coleman Center.
Per 24 anni ha insegnato al Bard College, prima di ritirarsi recentemente. Il suo ultimo libro, "I Heard Her Call My Name", è un memoir profondo e toccante che racconta la sua esperienza di transizione di genere. Accolto con entusiasmo dalla critica, il libro è stato descritto come “gioioso, profondo, divertente, senza tempo, elegante e sorprendente”, e come “un invito a vivere in modo autentico”. In esso, Sante racconta come già da bambina sentisse una consapevolezza latente della sua identità femminile, pur non avendo all’epoca parole per esprimerla né esempi a cui riferirsi.
Lucy Sante era stata registrata come maschio alla nascita però Sante ha vissuto per decenni con un senso di disallineamento tra la propria identità interiore e l’immagine pubblica. L’idea di cambiare genere, da sempre presente in lei, ha trovato un punto di svolta nel 2021, quando – utilizzando un'app che alterava i volti in base al genere – si è vista per la prima volta con chiarezza come donna. Da quel momento, ha intrapreso il percorso di transizione, iniziando con il coming out al suo terapeuta, poi agli amici e alla famiglia.
Il memoir esplora il conflitto tra il desiderio e la paura che ha attraversato la sua vita, specialmente durante gli anni in cui lavorava a pochi passi dal Tompkins Square Park, epicentro della scena trans e drag di New York, che osservava da lontano con timore e nostalgia. Nel libro, Sante ammette che, per anni, ha evitato di raccontare sé stessa nei suoi scritti, come dimostrato nel suo precedente memoir "The Factory of Facts" (1998), e riconosce oggi quanto quella distanza fosse dovuta al tentativo di nascondere la sua vera identità.
La transizione, racconta, ha cambiato non solo il suo modo di relazionarsi con gli altri – rendendola più aperta, autentica e capace di intimità – ma anche il suo modo di scrivere: più diretto, più onesto, più personale. "Ora non posso più mentire", afferma, sottolineando come questa nuova sincerità abbia arricchito la sua voce autoriale.
Nonostante una profonda solitudine che talvolta l’accompagna, Sante dichiara di non essere mai stata così felice. La fine della sua relazione sentimentale con la moglie è stata vissuta con dolore ma anche con rispetto reciproco, mentre il rapporto con il figlio – appartenente alla Gen Z – è stato fin da subito sereno e accogliente.
Lucy Sante oggi vive la sua identità con fierezza, accettando i paradossi che la accompagnano: il bisogno d’amore e la scoperta di nuove forme di solitudine, la vulnerabilità e la forza, la paura del cambiamento e la liberazione che esso ha portato. La sua storia è quella di una donna che ha imparato a vedersi davvero – e a raccontarsi – per la prima volta.
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